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venerdì 21 giugno 2013

Gli arbitri e i pulcini professionisti

Che bello vedere giocare i bambini! Sono l'essenza dello sport, il vero divertimento senza quell'angoscia competitiva che, soprattutto nel calcio, raggiunge livelli disumani.
Ecco, questo era quello che avevo pensato prima di arbitrare quel torneo. Era vero che giocavano squadre importanti e famose come la Juventus, il Torino, il Napoli, la Sampdoria, il Genoa e molte altre ma era altrettanto vero che a giocare erano bambini di sei massimo sette anni.
Insomma, un torneo che sulla carta doveva essere un divertimento per tutti.
Ecco, proprio lì invece ho capito che il problema della competizione nasce veramente da queste prime fasi.
La cosa che più mi ha sconvolto è stato un episodio che m'ha fatto letteralmente crollare ogni altra speranza. Un bambino si appresta a calciare una punizione. In verità fa una finta e poi si lamenta con me che la barriera era venuta avanti. Lì per lì penso, ma come? Ma che malizia può avere un bambino già a quell'età? D'altro canto penso anche che un bambino non può aver pensato tutto ciò da solo. Deve per forza averlo visto da qualche parte o, peggio ancora, qualcuno di più grande deve avergli spiegato di fare così.
Ecco, quell'episodio così triste mi ha fortemente deluso. Un bambino dovrebbe calciare e basta, senza troppi pensieri. Così come quelli della barriera dovrebbero star lì senza fare furbate. Invece no. Come gli adulti che ogni domenica invadono buona parte degli spazi. Ma, soprattutto, con tutti i difetti degli adulti che prendono lo sport, a mio avviso, sempre troppo sul serio. È veramente folle fare d'uno sport l'unica ragione di vita. Dovrebbero spiegarlo anche a questi bambini. Io li ho visti molto tristi in faccia. Per nulla divertiti dal calcio ma solo ed esclusivamente attenti di non scontentare l'allenatore piuttosto che il genitore in tribuna. Non un divertimento ma un obbligo. 
Che peccato! 
Ma, in fondo, spero solo d'essermi sbagliato io.






mercoledì 22 maggio 2013

Pugno in campo all'arbitro donna


Beh, mai come questa volta non c'è né la voglia, né il bisogno di commentare. Va da se che qualunque sia il motivo, arrivare ad aggredire fisicamente un arbitro per una partita di calcio amatoriale è la peggiore delle infamie che si possano fare. Soprattutto quando si ci fa forza del "branco" e ancora di più quando di fronte c'è una ragazza di soli 23 anni. Quel branco dovrebbe prendere a pugni ogni compagno di squadra che sbaglia un goal, ogni compagno di squadra che sbaglia un passaggio e, magari, due pugni al portiere quando subisce un goal.
Poi ci si accorgerebbe che non serve a niente. Che si continuerebbero a sbagliare i goal, a sbagliare i passaggi e a subire goal in egual misura. Ecco, non pensate che "menare" un arbitro vi possa dare soddisfazioni o insegnare qualcosa. L'unica soddisfazione che vi porterete è la coscienza sporca per il resto della vostra vita. E non potrete neanche vantarvi con gli altri amici ignoranti come voi al bar. Perché quando scopriranno che era una donna farete solo la figura dei vigliacchi.

http://www.gazzetta.it/Calcio/Altro_Calcio/21-05-2013/pugno-faccia-arbitro-picchiato-perche-donna-20429831277.shtml

Perciò, solidarietà. Nella speranza che divulgare tali scempi possa servire a sensibilizzare qualcuno.

martedì 12 febbraio 2013

L'arbitro che si congratula

Non deve certo stupire il gesto di quest'arbitro. D'altronde, non lo nego, è capitato anche a me in un'occasione. 
Ci sono momenti d'una partita dove, davvero, un calciatore può fare la differenza. Le mie congratulazioni sono andate ad un giovane ragazzo che, durante una partita di terza categoria, segnò un gol su mezza rovesciata dal limite dell'area di rigore.Un po' come quello di Bressan, molto più famoso. Certo, lui era più vicino e l'avversario non era il Barcellona ma non nego che vedere quel super-goal mi ha letteralmente sciolto al punto da complimentarmi io stesso con colui che aveva segnato.




Perciò complimenti anche quest'arbitro. Non bisogna aver paura di esprimere i propri "sentimenti" quando questi vengono fuori. In fondo, gli arbitri, non sono robot ma semplicissimi "esseri umani". Ed i bei goal, piacciono a tutti!

venerdì 18 gennaio 2013

Gli arbitri e le pause forzate

Gli studi, il lavoro, la famiglia o, peggio ancora, infortuni di vario genere fanno si che possa capitare di doversi fermare per un tempo più o meno determinato.
A me è capitato proprio durante gli studi universitari laddove, considerando il fatto che già lavoravo, fui costretto a sospendere la mia attività federale in virtù dei numerosi impegni.