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domenica 27 dicembre 2015

Gli arbitri ed il coinvolgimento

A seguito del mio esordio come arbitro di Futsal (calcio a 5), sempre a livello amatoriale, ho avuto l'occasione di collaborare con un collega che è un vero e proprio decano dell'arbitraggio dall'alto della sua ultratrentennale esperienza.
Oltre al piacere di condividere spogliatoio, decisioni e complimenti finali, c'è stata anche l'occasione di fare una bella chiacchierata sull'atteggiamento da tenere in campo. E non gli si può dare torto sul discorso del coinvolgimento. Come io parlo di voglia di arbitrare è altresì vero che dimostrarsi coinvolti da quanto succede in campo, aiuta e migliora il nostro stile di arbitraggio perché gli stessi giocatori si rendono conto che anche noi ci teniamo a quello che stiamo facendo.
Perciò è meglio tenerlo sempre a mente. Anche e soprattutto perché nessuno ci obbliga a farlo, quindi è doveroso essere ben predisposti e contenti di andare.
Ne approfitto per augurarvi buone feste!
Grazie!

mercoledì 11 novembre 2015

Parla solo il capitano...

Chi gioca da qualche decennio avrà sentito questa frase più d’una volta.
C’era un tempo infatti in cui noi giacchette nere eravamo giudici pressoché inattaccabili sul campo al punto da poterci permettere il lusso di zittire e censurare tutti coloro che non fossero il “capitano” appunto.
Ora, in verità non è mai stato realmente così ma era comunque un argomento in più al quale appellarsi nel caso di proteste o comportamenti spropositati.

Cos’è quindi cambiato nel corso degli anni?

mercoledì 28 ottobre 2015

Assistenze

Sarò breve. Ci tenevo a ringraziare Max Gazzè e la sua canzone, "La Vita Com'è", per la compagnia fattami durante la partita di stasera.
Fare l'assistente, in partite come quella appena passata, non è mai troppo divertente.
Ma farlo continuando a canticchiare la sua canzone è stato consolatorio.
E per fortuna abbiamo scongiurato la pioggia!

mercoledì 30 settembre 2015

Gli arbitri e i soldi...

«Quanto guadagni?»

Magari non così direttamente ma capita sempre più spesso, soprattutto nel livello amatoriale dove arbitro ora, che i giocatori s'interessino della questione.
Ed è in effetti un bel quesito se non si pensa al mero e cinico lato economico.
Lo premetto sin da subito: nell’arco dei miei quindici anni di esperienza arbitrale posso affermare che il gioco non vale assolutamente la candela se uno pensa di sbancare usando questa scorciatoia.
Si guadagna veramente poco, soprattutto all’inizio. E se non ci fosse la passione di base (oserei dire quasi una vocazione) non si riuscirebbe a resistere per più di un anno.
A livello federale, neanche a dirlo. Non so a quanto ammonti oggi il rimborso chilometrico ma dubito sia lievitato così tanto da rendere appetibile l’esperienza.
 

lunedì 24 agosto 2015

Settembre si avvicina...

...e con esso anche una nuova stagione di pura passione amatoriale.
Fare l'arbitro è anche e soprattutto questo. Maledire quelle serate di pioggia e vento che ti fanno pensare "chi me lo ha fatto fare..." salvo però poi ritrovarsi nel pieno delle vacanze estive con la voglia di ricominciare a fischiare sul terreno di gioco.
È una passione vera, quasi una vocazione dalla quale non ci si riesce più a scindere laddove è davvero sentita. In bocca al lupo a tutti, professionisti che hanno già cominciato ed amatori che andranno a cominciare. Che sia prodiga di successi e soddisfazioni questa nuova stagione.

giovedì 28 maggio 2015

Gli arbitri e la fine stagione

È quasi giunta l'ora dei classici bilanci sportivi di fine stagione calcistica.
Il rientro così tanto desiderato nel corso degli ultimi anni laddove ero obbligato a rinunciare a questa passione sembra già perdersi nei meandri dei ricordi.
D'altronde, a conti fatti, ho superato le ottanta partite ufficiali e se conteggio anche i tornei dove non
si fa rapporto andiamo ben oltre le cento partite.
Insomma, è quasi normale che il giorno del rientro sembri così lontano.
Anche le finali stanno per terminare, si arbitra finalmente anche in compagnia nelle terne delle finali e già si pensa agli ultimi tornei estivi ed alla stagione che verrà.

Il bilancio, per quel che mi riguarda, è oltremodo positivo. Il rientro non è stato traumatico anzi mi son ritrovato molto più in forma di quando avevo smesso (ormai più di tre anni fa) ed ancora più maturo nelle decisioni. Il tempo atmosferico è stato incredibilmente clemente facendomi arbitrare pochissime partite sotto l'acqua torrenziale ed ancora meno al freddo dei classici venti invernali che battono da queste parti.
Tante partite positive senza ammoniti e senza espulsi e solo una gara dove ho veramente arbitrato male andando in confusione persino nel dare il risultato in campo, a pochi minuti dalla fine, salvo poi dover rettificare ad una delle due squadre che non solo era stata rimontata nel finale fino al pareggio ma che aveva addirittura perso.
Esperienze anche queste che non fanno altro che aumentare il bagaglio personale e far si che non ci senta mai arrivati in questo settore che spaccia, purtroppo, parecchi fenomeni da baraccone che sanno sempre tutto loro meglio di tutti.

In conclusione, un abbraccio ed un saluto a chi è passato da queste parti. Nei limiti del possibile sarà mia premura comunque aggiornarvi su quello che capiterà e nel condividere il sapere acquisito nel corso degli ultimi quindici anni di arbitraggi sia in federazione che amatoriali.

Grazie.

giovedì 16 aprile 2015

Gli arbitri e le "serate no..."

Gli attaccanti sbagliano i goal, i centrocampisti sbagliano i passaggi, i difensori le marcature ed anche ai portieri capita di sbagliare le uscite e non prendere il pallone.
Li accomuna il fatto d'essere umani con tutta la complessità che li contraddistingue.
Neanche l'arbitro ne è esente. Ed è capitato e sicuramente capiterà ancora di inciampare nella classica "serata no" dove ogni decisione presa è discutibile per non dire sbagliata. Perché sbagliare è umano
ed è parte di ciò che ci rende diversi gli uni dagli altri.
Solitamente, queste serate, non diventano tali nell'arco della partita: cominciano sin dal principio in maniera anomala come arrivare in ritardo al campo per colpa di qualche imprevisto piuttosto che altri potenziali ostacoli che si possono incontrare nella fase di preparazione della stessa. 
E tutte queste interferenze finiscono inevitabilmente per influenzare il comportamento dell'arbitro che, per quanto tenti di restare comunque tranquillo, non può essere davvero concentrato al cento per cento come se nulla fosse successo.
Ed allora, come rimediare? 
Prima di tutto bisogna acquisire consapevolezza e sicurezza dei propri mezzi. La serata nasce storta? Per quanto sia difficile cerchiamo di mantenere la calma e l'equilibrio prima di tutto nei confronti di noi stessi. Continuniamo a commettere errori a detta di entrambe le squadre? Non importa. Noi siamo lì proprio per decidere e dobbiamo essere convinti di ciò che decidiamo. D'altronde, soprattutto in campo amatoriale dove non ci sono interessi in ballo, ma che guadagno possiamo mai avere nel decidere a favore o contro qualcuno? 
Convinciamoci di questo. Noi decidiamo e decideremo sempre ed a prescindere di chi abbiamo di fronte. Perciò evitate che la vostra sicurezza venga in qualche modo minata da chi è in campo. Perché a quel punto, una potenziale "serata no", rischia davvero di trasformarsi in un momento sgradevole per tutti: giocatori, tifosi ed anche per noi consapevoli di non essere stati in grado di gestire la situazione.
E come tutte l'esperienze, anche questa è necessaria per crescere, migliorarsi e cercare d'evitare che la cosa si ripeta di nuovo.

domenica 15 marzo 2015

Gli arbitri e la "distanza giocabile"


Quello della distanza giocabile è un altro di quei momenti che non si possono sottovalutare in una partita.
Soprattutto quando ci si ritrova di fronte a giocatori che, consci della problematica, non perdono occasione per testare i nervi degli avversari e dell’arbitro cercando sempre le ripartenze il più rapide possibili.
Sia chiaro, è un loro sacrosantissimo diritto a leggere il regolamento ma è altresì vero che questo quando viene riadattato sui campi del calcio a sette amatoriale può diventare un grosso problema.
I campi sono molto più piccoli ed una punizione che potrebbe essere innocua in un campo regolare a undici può invece diventare una buona occasione da rete in un campo a sette (sempre che non sia un campo a cinque riciclato come campo a sette…)
Ora, essendo fuori dal giro federale da un po’, non so se sia cambiata la normativa che regola la distanza con l’introduzione della bomboletta. Prima di tutto ciò (ed è ciò che a tutt’oggi accade in tutti i campi delle serie inferiori ed amatoriali) si stabiliva un accordo più o meno implicito tra calciatori ed arbitro. Se tu mi chiedi la distanza, allora fischio io e permetti all’avversario di piazzare la barriera alla distanza regolamentare.
Se tu non chiedi nulla puoi partire quando ti pare e piace, senza fischio ma non puoi pretendere che tutti siano alla distanza regolamentare.
 
Nasce quindi da questa follia (si, mi permetto di giudicarla dopo tanti anni di esperienza) il concetto di distanza “giocabile”. Che non vuol dire nulla visto che non è una norma ma un concetto astratto a discrezione dell’arbitro.
Non ci vuole certo un genio per capirne l’origine. In una partita di calcio, molto spezzettata, il dover fischiare per ogni ripresa di gioco sarebbe effettivamente estenuante e rischierebbe di distruggere per davvero il ritmo oltre a rendere il gioco tremendamente noioso.

lunedì 9 marzo 2015

Un saluto ad un collega

Fa sempre male leggere di scomparsi premature.
Soprattutto quando capitano ai colleghi che ritornano dai campi e nulla possono contro il destino.
È capitato anche anche a me, mentre mi recavo ad una partita.
Per fortuna ne sono uscito completamente indenne a livello fisico ed i danni materiali all'automobile, a quel punto, erano il meno dei problemi.

Riposa in pace.

http://www.gazzetta.it/Calcio/09-03-2015/morto-arbitro-colosimo-torino-schianto-tangenziale-11048982288.shtml


lunedì 23 febbraio 2015

Gli arbitri e "domani andiamo a lavorare..."

Questa è un'altra di quelle frasi tipiche che ci si sente dire soprattutto nei campionati amatoriali.
Ne è passato di tempo e, sinceramente, ancora oggi non ho ben capito cosa vuole sottointendere chi la pronuncia.

Mi ha sempre fatto troppo ridere.
Perché un avversario dovrebbe limitarsi nei contrasti solo perché "domani andiamo tutti a lavorare"?

Eppure, non ci si crede. Una partita si ed una no spunta sempre l'irriducibile di turno che se la gioca convinto di influenzare chissà chi e chissà cosa con questo attempato tentativo.

martedì 20 gennaio 2015

Gli arbitri ed il "Lascia non si dice..."

Devo essere onesto. Questo problema non l'ho mai avuto in federazione fino a che non ho cambiato regione di arbitraggio.
Non ho ancora capito bene perché in un posto tutti erano consapevoli della regola così com'era
mentre, dove sono ora, sono tutti invece convinti dell'esatto opposto.

Ma procediamo per gradi:
- il regolamento del gioco del calcio è chiaro ed è semplice. Nessun giocatore in campo può indurre in inganno un avversario (o l'arbitro) facendo gesti o dicendo cose tali per cui questo avviene;
- SOLO, e ripeto, SOLO l'arbitro ha la discrezionalità di decidere se un gesto o una parola detta in campo possono aver causato questo inganno che è in tutto e per tutto una condotta antisportiva;