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mercoledì 30 settembre 2015

Gli arbitri e i soldi...

«Quanto guadagni?»

Magari non così direttamente ma capita sempre più spesso, soprattutto nel livello amatoriale dove arbitro ora, che i giocatori s'interessino della questione.
Ed è in effetti un bel quesito se non si pensa al mero e cinico lato economico.
Lo premetto sin da subito: nell’arco dei miei quindici anni di esperienza arbitrale posso affermare che il gioco non vale assolutamente la candela se uno pensa di sbancare usando questa scorciatoia.
Si guadagna veramente poco, soprattutto all’inizio. E se non ci fosse la passione di base (oserei dire quasi una vocazione) non si riuscirebbe a resistere per più di un anno.
A livello federale, neanche a dirlo. Non so a quanto ammonti oggi il rimborso chilometrico ma dubito sia lievitato così tanto da rendere appetibile l’esperienza.
 
 
Soprattutto quando si sale di livello e si arriva alla prima categoria (fu il mio caso), il fatto di dover svolgere due allenamenti a settimana ed avere la domenica interamente bloccata dalla partita (senza contare che all’epoca studiavo all’Università e lavoravo a tempo pieno) non viene nella maniera più assoluta adeguatamente compensato.
Sicché, per trasferte di 100 chilometri andata e ritorno, si portavano a casa (dopo più di 90 giorni di attesa media) 60€ circa.
In pratica, considerando anche gli spostamenti, uno dedicava almeno 4 ore di tempo agli allenamenti e, considerando una partita a settimana altre 6 ore tra partenza, arrivo al campo, preparazione del match, arbitraggio vero e proprio e rapporto finale.
Se non contiamo quindi anche riunioni obbligatorie, raduni precampionato e giornate di “forzato riposato” (perché ad esempio io, il sabato sera, ero costretto a stare in casa se dovevo arbitrare alle otto del mattino a cento chilometri di distanza…) si arriva ad una media di 6€/ora di compenso.
Ora, non conosco nel dettaglio i compensi attuali per le categorie superiori ma, se ricordo bene, fare l’arbitro diventa remunerativo solo nelle serie A e B dell’attuale campionato italiano.
Tutto quello che c’è sotto, affinché si svolga regolarmente, ha altresì bisogno di un arbitro che non pensi solo di farlo per soldi (visto che ci guadagna poco o nulla) ma che, soprattutto, si prenda la responsabilità di svolgere quest’attività con passione.
Ed anche i compensi di serie A e serie B, rispetto alla media di stipendi che girano da quelle parti, risulta a dir poco squilibrato a favore di chi il calcio lo pratica e non di chi lo arbitra.

Veniamo quindi all’oggi, a livello amatoriale.
Se è vero che l’allenamento è lasciato al gusto personale così come è vero che i campi non sono mai troppo lontani, è altrettanto vero che a prescindere dalla sigla a cui si appartiene, restano obbligatorie le riunioni, le quote associative e le visite mediche.
Tutte spese di tempo e di denaro che vanno ad erodere il fantomatico compenso tanto decantato.
Senza spingersi in dettagli (visto che i compensi variano – e tanto – da sigla a sigla e da zona d’Italia a zona d’Italia), un arbitro amatoriale è mediamente impegnato 4 sere a settimana se si rende disponibile almeno 6 giorni su 7. Ipotizzando un 18€ medio a partita riesce, in un anno, a collezionare all’incirca un’ottantina di presenze. Ogni presenza “costa” circa 4 ore di tempo tra partenza, arrivo al campo, preparazione del match, arbitraggio e rapporto. In termini di tempo quindi, un arbitro amatoriale guadagna 4,50€/ora di compenso.

Va da sé che non vale neanche la pena commentare.
In entrambi i casi, il rapporto ore spese/€ ricavati è ben al di sotto di qualunque rapporto lavorativo legalmente riconosciuto.
Da tutto questo ho altresì volutamente escluso tutte le spese collaterali che comporta l’arbitraggio (dal semplice equipaggiamento alla più normale usura della propria automobile).
Se sommiamo anche questi, non dico che si va in negativo ma non dico neanche un’eresia se parlo di dimezzamento.

Tutto questo per rispondere in maniera esauriente alla domanda iniziale e per confermare la mia tesi: non vale per niente la candela fare tutto quello che facciamo per 5€/orari circa…
Ed è per questo che ribadisco il concetto: per arbitrare ci vuole prima di tutto passione. Vera passione. Assoluta passione. È l’unica reale motivazione che può spingere una persona ad abbandonare casa, famiglia ed affetti per dedicarsi ad una ventina di scatenati, nella speranza che si concentrino sul gioco e sul loro divertimento anziché sfogare frustrazioni e generali scompensi della vita reale lì, su quel rettangolo verde di gioco che ci ospita.
Ma è difficile da far capire tante volte. Soprattutto a quelli che pensano davvero che io preferisca passare le serate a prendere insulti, pioggia, vento e freddo per quella miseria di 3€ l'ora piuttosto che starmene a casa.

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