Gli arbitri e "domani andiamo a lavorare..."

Questa è un'altra di quelle frasi tipiche che ci si sente dire soprattutto nei campionati amatoriali.

Ne è passato di tempo e, sinceramente, ancora oggi non ho ben capito cosa vuole sottointendere chi la pronuncia.

Mi ha sempre fatto troppo ridere.

Perché un avversario dovrebbe limitarsi nei contrasti solo perché "domani andiamo tutti a lavorare"?

Eppure, non ci si crede. Una partita si ed una no spunta sempre l'irriducibile di turno che se la gioca convinto di influenzare chissà chi e chissà cosa con questo attempato tentativo.

È vero, giocare a calcio, soprattutto a livello amatoriale, in un campionato dove sei tu che paghi per giocare, dovrebbe prevedere un minimo di buon senso.

Beh, nella maggior parte dei casi non c'è.

Anzi, proprio perché chi gioca paga si sente in diritto di fare un po' quello che vuole se solo quella serata ha i fumi che gli annebbiano il cervello.

Perciò non aspettatevi troppo rispetto se domani lavorate. Perché anche io, spero, domani andrò a lavorare. E ci andrò ugualmente a prescindere che abbia a che fare con gente che si diverte a giocare piuttosto che con gente che coglie l'occasione per sfogare tutta la propria frustrazione su un campetto d'erba sintetica, alle dieci di sera, al freddo dei quattro gradi di media che ci si becca.

Evitatemi quindi la patetica sceneggiata. Dipende da voi che giocate. Non è certo colpa degli arbitri se "domani dovete andare a lavorare" e non potete farlo perché un imbecille pensa sia più importante fare una scivolata kamikaze convinto d'essere il più figo di turno.

Io, alla peggio, posso cacciarlo dal campo. Ma non potrò certo insegnare che il rispetto viene prima di tutto. A quell'età poi, la voglia di imparare rasenta lo zero. Purtroppo...