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domenica 15 marzo 2015

Gli arbitri e la "distanza giocabile"


Quello della distanza giocabile è un altro di quei momenti che non si possono sottovalutare in una partita.
Soprattutto quando ci si ritrova di fronte a giocatori che, consci della problematica, non perdono occasione per testare i nervi degli avversari e dell’arbitro cercando sempre le ripartenze il più rapide possibili.
Sia chiaro, è un loro sacrosantissimo diritto a leggere il regolamento ma è altresì vero che questo quando viene riadattato sui campi del calcio a sette amatoriale può diventare un grosso problema.
I campi sono molto più piccoli ed una punizione che potrebbe essere innocua in un campo regolare a undici può invece diventare una buona occasione da rete in un campo a sette (sempre che non sia un campo a cinque riciclato come campo a sette…)
Ora, essendo fuori dal giro federale da un po’, non so se sia cambiata la normativa che regola la distanza con l’introduzione della bomboletta. Prima di tutto ciò (ed è ciò che a tutt’oggi accade in tutti i campi delle serie inferiori ed amatoriali) si stabiliva un accordo più o meno implicito tra calciatori ed arbitro. Se tu mi chiedi la distanza, allora fischio io e permetti all’avversario di piazzare la barriera alla distanza regolamentare.
Se tu non chiedi nulla puoi partire quando ti pare e piace, senza fischio ma non puoi pretendere che tutti siano alla distanza regolamentare.
 
Nasce quindi da questa follia (si, mi permetto di giudicarla dopo tanti anni di esperienza) il concetto di distanza “giocabile”. Che non vuol dire nulla visto che non è una norma ma un concetto astratto a discrezione dell’arbitro.
Non ci vuole certo un genio per capirne l’origine. In una partita di calcio, molto spezzettata, il dover fischiare per ogni ripresa di gioco sarebbe effettivamente estenuante e rischierebbe di distruggere per davvero il ritmo oltre a rendere il gioco tremendamente noioso.
 
 
Ma è altresì vero che questo, in taluni casi, finisce per complicare tantissimo l’impegno dell’arbitro. Ed anche per chi attacca e per chi difende poiché, non esistendo una regola, crea inevitabilmente confusione dovendosi comportare differentemente di partita in partita.
 
Ma quali sono i veri rischi?
Beh, il più grosso è quello che una squadra segni il classico goal mentre ancora si discute del fallo. Capita sempre ancora troppo spesso e finisce irrimediabilmente per incattivire le partite.
L’altra situazione sgradevole è quando un calciatore non a distanza intercetta il pallone (o peggio ancora quando gli viene volontariamente calciato addosso). Quando questo difendente va ammonito e quando invece è lecito il suo comportamento?
 
Beh, qui la casistica è tanto ampia quanto incredibilmente vaga con le più disparate interpretazioni in merito.
Io sono dell’idea che un giocatore non a distanza o resta perfettamente immobile o se tocca il pallone intenzionalmente deve essere ammonito. Non ci sono se o ma. Il regolamento dice chiaramente che il giocatore DEVE andare a distanza. Non si può mettere davanti al pallone ed impedirne il gioco. Perciò, se decide di sostare nella famosa “distanza giocabile” in attesa del fischio dovrebbe avere almeno la decenza di evitare di muoversi fino a che gli avversari non decidono sul da farsi.
Ed è sempre meglio lasciare qualche metro in più che qualche metro in meno.
 
Ma veniamo dalla parte opposta. Capita sempre il polemico di turno che vorrebbe tutti a distanza ma non vuole in verità chiederla. Così, se anche l’avversario si mette a due metri (nel caso di calcio a sette), secondo lui non è giocabile perché, guarda caso, deve proprio far passare il pallone di lì.
Peggio ancora quando il polemico calcia VOLONTARIAMENTE il pallone contro l’uomo messosi a distanza giocabile.
È evidente che in questo caso, per come la vedo, si configura un bel “nulla di fatto”. Ovvero si continua con il gioco esattamente come se il pallone avesse colpito un compagno di squadra, me o un palo.
 
Certo, farlo capire in campo quando magari su quella stessa ripartenza la squadra subisce il goal, non è facile.
Ma allora, soprattutto nei campionati a sette, non sarebbe più facile fare come in tanti altri sport (basket, pallanuoto, ecc…) e far SEMPRE riprendere il gioco solo dietro il fischio?
 
Si leverebbero un bel po’ di problemi. Tanto, lo spettacolo, in questi campionati, non esiste. Il pubblico raramente supera le cinque unità ed il gioco spettacolare richiesto dai media per fare show televisivi è lontano anni luce.
 
Invece no. Bisogna replicare anche le assurdità del calcio a undici quando il regolamento è evidentemente ambiguo e deficitario.
Passerò io per polemico questa volta. E perdonatemi se ormai, da anni, evito di perdere cinque minuti durante l’appello per spiegare come interpreto io la cosa. Tanto, comunque si faccia, si sbaglia sempre. Ed allora tanto vale evitarsi sin da principio potenziali rotture di scatole…

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