Quello della distanza giocabile è un altro di quei momenti che non si possono sottovalutare in una partita.
Soprattutto quando ci si ritrova di fronte a giocatori che, consci
della problematica, non perdono occasione per testare i nervi degli
avversari e dell’arbitro cercando sempre le ripartenze il più rapide
possibili.
Sia chiaro, è un loro sacrosantissimo diritto a leggere il
regolamento ma è altresì vero che questo quando viene riadattato sui
campi del calcio a sette amatoriale può diventare un grosso problema.
I campi sono molto più piccoli ed una punizione che potrebbe essere
innocua in un campo regolare a undici può invece diventare una buona
occasione da rete in un campo a sette (sempre che non sia un campo a
cinque riciclato come campo a sette…)
Ora, essendo fuori dal giro federale da un po’, non so se sia
cambiata la normativa che regola la distanza con l’introduzione della
bomboletta. Prima di tutto ciò (ed è ciò che a tutt’oggi accade in tutti
i campi delle serie inferiori ed amatoriali) si
stabiliva un accordo più o meno implicito tra calciatori ed arbitro. Se
tu mi chiedi la distanza, allora fischio io e permetti all’avversario di
piazzare la barriera alla distanza regolamentare.
Se tu non chiedi nulla puoi partire quando ti pare e piace, senza
fischio ma non puoi pretendere che tutti siano alla distanza
regolamentare.
Nasce quindi da questa follia (si, mi permetto di giudicarla dopo
tanti anni di esperienza) il concetto di distanza “giocabile”. Che non
vuol dire nulla visto che non è una norma ma un concetto astratto a
discrezione dell’arbitro.
Non ci vuole certo un genio per capirne l’origine. In una partita
di calcio, molto spezzettata, il dover fischiare per ogni ripresa di
gioco sarebbe effettivamente estenuante e rischierebbe di distruggere
per davvero il ritmo oltre a rendere il gioco tremendamente
noioso.
Ma è altresì vero che questo, in taluni casi, finisce per
complicare tantissimo l’impegno dell’arbitro. Ed anche per chi attacca e
per chi difende poiché, non esistendo una regola, crea inevitabilmente
confusione dovendosi comportare differentemente di
partita in partita.
Ma quali sono i veri rischi?
Beh, il più grosso è quello che una squadra segni il classico goal
mentre ancora si discute del fallo. Capita sempre ancora troppo spesso e
finisce irrimediabilmente per incattivire le partite.
L’altra situazione sgradevole è quando un calciatore non a distanza
intercetta il pallone (o peggio ancora quando gli viene volontariamente
calciato addosso). Quando questo difendente va ammonito e quando invece
è lecito il suo comportamento?
Beh, qui la casistica è tanto ampia quanto incredibilmente vaga con le più disparate interpretazioni in merito.
Io sono dell’idea che un giocatore non a distanza o resta
perfettamente immobile o se tocca il pallone intenzionalmente deve
essere ammonito. Non ci sono se o ma. Il regolamento dice chiaramente
che il giocatore DEVE andare a distanza. Non si può mettere
davanti al pallone ed impedirne il gioco. Perciò, se decide di sostare
nella famosa “distanza giocabile” in attesa del fischio dovrebbe avere
almeno la decenza di evitare di muoversi fino a che gli avversari non
decidono sul da farsi.
Ed è sempre meglio lasciare qualche metro in più che qualche metro in meno.
Ma veniamo dalla parte opposta. Capita sempre il polemico di turno
che vorrebbe tutti a distanza ma non vuole in verità chiederla. Così, se
anche l’avversario si mette a due metri (nel caso di calcio a sette),
secondo lui non è giocabile perché, guarda
caso, deve proprio far passare il pallone di lì.
Peggio ancora quando il polemico calcia VOLONTARIAMENTE il pallone contro l’uomo messosi a distanza giocabile.
È evidente che in questo caso, per come la vedo, si configura un
bel “nulla di fatto”. Ovvero si continua con il gioco esattamente come
se il pallone avesse colpito un compagno di squadra, me o un palo.
Certo, farlo capire in campo quando magari su quella stessa ripartenza la squadra subisce il goal, non è facile.
Ma allora, soprattutto nei campionati a sette, non sarebbe più
facile fare come in tanti altri sport (basket, pallanuoto, ecc…) e far
SEMPRE riprendere il gioco solo dietro il fischio?
Si leverebbero un bel po’ di problemi. Tanto, lo spettacolo, in
questi campionati, non esiste. Il pubblico raramente supera le cinque
unità ed il gioco spettacolare richiesto dai media per fare show
televisivi è lontano anni luce.
Invece no. Bisogna replicare anche le assurdità del calcio a undici quando il regolamento è evidentemente ambiguo e deficitario.
Passerò io per polemico questa volta. E perdonatemi se ormai, da
anni, evito di perdere cinque minuti durante l’appello per spiegare come
interpreto io la cosa. Tanto, comunque si faccia, si sbaglia sempre. Ed
allora tanto vale evitarsi sin da principio
potenziali rotture di scatole…
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