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martedì 28 agosto 2012

Il mio primo campo di serie A

Mettere piede dentro un campo di serie A, uno di quelli veri, non è cosa da tutti. Io ho avuto la fortuna di provarlo, almeno una volta, come arbitro, in divisa da arbitro a fare l'unica cosa che nel mondo del calcio m'è riuscita per bene: arbitrare.


Così è stato. Ammetto che gli spogliatoi li immaginavo diversi. Forse non tutti sanno che gli spogliatoi degli arbitri, soprattutto in certi campi vecchi, sono dei veri e propri tuguri e mi riservo la facoltà di riservare un post a parte per questo discorso.
Quello di serie era composto di sei stanze: una principale con divanetti, frigobar, lettino per massaggi, due stanze per cambiarsi e due stanze ciascuna con tre docce. Roba che normalmente è riservata ad intere squadre e non ad una squadra di arbitri.
Salire le scalette e mettere piedo dentro, non ha prezzo. Anche perché, proprio quel campo, avevo avuto occasione di vederlo dalle tribune oltre che dalla televisione. 
La prima cosa che salta all'occhio è l'ampiezza. Mamma mia! Eh si che di campi ne ho visti in vita mia ma pensare di dover arbitrare per tutto il campo è una cosa da folli; bisogna veramente essere degli atleti. Non mi stupisce quindi che siano almeno in tre a dirigere. Per fortuna, l'occasione a me riservata, è quella di un torneo amichevole e, il campo, è suddiviso in altri quattro campi più piccoli. Insomma, roba "amatoriale"...giusto per il livello attuale del sottoscritto.
La seconda cosa che proprio non si può fare a meno di fare, è quella di fare un goal dentro quella porta, immaginando d'avere dietro lo stuolo di tifosi pronti ad esultare.
Così, prima ancora che si cominci dopo la pausa pranzo, prendo palla, parto da centrocampo, entro in area di rigore e con un diagonale rischio il palo-gol che entra. Ho evitato di esultare ma la gioia, nell'esserci riuscito, non ha prezzo.
Al punto da non fermarmi lì. Riprendo la palla, mi dirigo al limite sinistro dell'area di rigore fronte alla porta e provo un tiro a girare.
Porca miseria, ma quanto è lontana la porta???
Il mio tiro smuove a malapena la rete dopo essere rimbalzato due volte. Solo in quell'istante capisci che, quanto in TV ti fanno vedere un goal da trenta metri c'è VERAMENTE da esultare. Da fuori neanche s'immagina quanto sia lontana quella porta da fuori l'area di rigore. Bisogna veramente dare il massimo e calciare con tutto quello che si ha dentro. 
Provo ancora tre rigori, ricevo la stretta di mano di un dirigente e ritorno, composto, al mio posto. Il mio momento di gloria è finito. Torno a fare l'arbitro, in mezzo ai bambini già più bravi di me. Ma questa è un'altra storia che vi racconterò nei prossimi giorni.

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