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lunedì 8 febbraio 2016

Gli arbitri e le bestemmie...

In alcuni precedenti post avevo un po’ criticato il chiaroscuro di talune regole che, non essendo specifiche, finiscono inevitabilmente per creare equivoci e confusione con ripercussioni sulla gestione della partita.

Questa zona d’ombra però non v’è nel caso delle bestemmie. Questo è uno di quei casi dove la regola è chiara e precisa e prevede l’espulsione diretta quando questa viene proferita in campo.

Qual è quindi il problema di questa regola, soprattutto nella gestione delle partite dei campionati amatoriali?
Qui, ad essere in chiaroscuro è il linguaggio che è talmente intriso di sfumature ed è talmente variegato da zona a zona che definirne dei limiti diventa veramente difficile.
Così, anche una regola chiara e precisa come questa, deve necessariamente sottostare al buon senso dell’arbitro che dovrà essere in grado di cogliere le suddette sfumature nel tentativo di non compromettere la partita che è poi l’unica vera protagonista da tutelare alla fine del discorso.


Ma, nel piccolo della mia esperienza, vi posso garantire che è una delle cose più difficili da fare.
Io ho provato varie strategie.
Soprattutto agli inizi ho ignorato la cosa. Non per menefreghismo ma per il semplice fatto che ero talmente alle prime armi che preferivo concentrarmi sugli aspetti che ritenevo prioritari.
Sbagliavo.
Perché subito dopo è capitata la classica partita con accesissime discussioni anche e soprattutto in virtù del fatto che ignorassi la cosa come se non esistesse un regolamento in merito.
Sicché ho deciso di parlarne durante l’appello d’inizio gara di mia iniziativa ricordando a tutti che, alla prima che sentivo, sarebbe scattata l’espulsione diretta. Come da regolamento insomma…
Per i primi tempi ha funzionato anche a costo di sembrare troppo puntiglioso. Devo ammettere che, nelle partite di federazione, è probabilmente il migliore dei sistemi anche se si va inevitabilmente incontro ai rischi sopracitati.

Perché come la definisci una bestemmia? Ma, soprattutto, le “storpiature” delle bestemmie che ho scoperto essere presenti in ogni dialetto, come le devi interpretare?
Per non parlare poi di quelli che non se la prendono solo con figure simboliche cristiane ma invocano in malomodo svariate divinità d’altri culti fino ad inveire nei confronti della mitologia greco-romana!

Ecco, questi dubbi, frutto anche e soprattutto delle discussioni post-partita con i calciatori espulsi mi hanno portato a riflettere. La riprova poi l’ho avuta al passaggio nei campionati amatoriali che sono coincisi anche con un mio cambio di sede.
Qui dove pratico tuttora, la bestemmia è (ahimè, aggiungo) parte integrante del linguaggio. Te la ritrovi in bocca a ragazzini di tredici anni come in quella di una nonnina di novantacinque senza cognizione di causa.
Quindi, l’applicazione del mio stile federale (con annesso richiamo all’inizio del match) sarebbe stato oltremodo spregiudicato perché avrei rischiato di non terminare nessuna delle partite iniziate

Per questo che, con il tempo, ho necessariamente dovuto rivedere il mio stile andando a smorzare il tutto con il buon senso.
Sono partito dalle storpiature. Quelle sono concesse, sebbene richiami sempre l’interessato a prestare attenzione. Non tanto a quello che dice ma ai modi in cui lo dice.
Perché parliamoci chiaro, se uno bestemmia in area di rigore ed io sono dall’altra parte del campo non lo potrò mai sentire. E, se lo sento, a prescindere che sia o meno una bestemmia storpiata è comunque un fatto da sanzionare perché una partita di calcio non è un mercato e non si può urlare a squarciagola quel che salta in mente altrimenti sarebbe inevitabilmente il caos.

Devo quindi ammettere che l’esperienza unita al buon senso mi hanno fatto trovare quello che reputo sia un giusto equilibrio.
Punisco sempre e comunque i comportamenti evidentemente spropositati, siano essi bestemmie o qualunque altro tipo di gesto e parole.
Se posso e se la partita lo permette, prima di passare ai fatti cerco di tenere sotto controllo il tutto con uno o più richiami ad alta voce che siano ben udibili da tutti in campo.
A quel punto, se i protagonisti reiterano nei loro comportamenti, non ho più il benché minimo dubbio e passo alle sanzioni.
Devo dire che estrarre un cartellino rosso per una bestemmia da sempre ancora scandalo ma, farlo dopo aver richiamato almeno una volta (se non più di una) il diretto interessato viene solitamente accettata come una decisione giusta ed inevitabile.
Ed il risultato, salvo casi veramente eccezionali, è garantito. Statene pur certi che o chi è in campo è veramente privo di senno oppure ci ripensa cento volte prima di ripetere epiteti strani anche in caso di goal sbagliato a porta vuota.

Ovviamente, non esiste una verità assoluta. Esiste una regola ed esiste l’idea del buon senso. Ma, mai come in questo caso, credo che niente come l’esperienza concreta sui campi possa davvero aiutare a migliorarsi e a rendere la partita per quella che dovrebbe essere: la protagonista nonché il luogo del divertimento di tutti i partecipanti. Arbitri compresi. Lo dico da sempre e lo ripeterò all’infinito. Se un arbitro non si diverte a fare quello che fa è meglio che smetta subito. Per lui, per la sua salute e per il beneficio di tutti quelli che se lo ritrovano in campo.

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