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lunedì 24 aprile 2017

Episodi simpatici e non...(2)


Per quel che mi riguarda, arbitrare è anche un rito che si ripete ad ogni partita.
Rito fatto di tanti piccoli gesti, tanti piccoli accorgimenti che sono andati ad affinarsi nel corso del tempo al punto da diventare veri e propri automatismi.
La posizione degli oggetti che fanno da corredo ad esempio. 
Per anni ho sperimentato vari sistemi fino ad arrivare a quello che è il mio outfit definitivo.
La matita del taccuino ad esempio. Pensare di mantenerla a lungo nella posizione originale è un'utopia. Lo scomparto a lei riservato all'interno del taccuino è sempre inadeguato oltreché scomodo soprattutto nelle giornata di pioggia.
Così, dopo averne perse di svariate sui campi, ho optato per una soluzione decisamente più artigianale e pratica. 
Tra le mani, un arbitro, finisce per avere sempre il fischietto e, appunto, taccuino e relativa matita.
Il fischietto oltre ad essere elemento fondamentale è necessario che sia anche facilmente accessibile.
Così mi son dotato di banale collarino al quale ho assicurato il fischietto e, ad un'altezza ben precisa, ho attaccato la matita con del nastro adesivo così da averla sempre a portata di mano (e non è un modo di dire...).

In sostanza, in tutte le occasioni necessarie, non mi resta che estrarre il taccuino dalla tasca sinistra della giacchetta ed ecco che tutto è pronto per l'utilizzo.
Altro oggetto che si tende a smarrire è la moneta con la quale si fa il sorteggio ad inizio match. Sempre nel corso del tempo, dopo aver provato le più svariate soluzioni (tutte le tasche a disposizione e persino il tentativo di fissarla all'interno di un calzettone) sono finalmente arrivato anche qui alla soluzione definitiva. Ho difatti trovato una moneta di quelle "bucate" che vengono utilizzate principalmente per i carrelli dei supermercati. È stata veramente un'idea brillante. Oltre ad averla a portata di mano sono così sicuro di non perderla e di ritrovarla sempre accanto al fischietto ed alla matita.
Veniamo invece ai cartellini. Dopo vari esperimenti ho optato per portare il cartellino giallo nella tasca destra del pantalone. È solitamente la più pratica e la più comoda da raggiungere e spesso e volentieri, il cartellino giallo, ha bisogno di un'uscita tempestiva perché può davvero aiutare a fare da deterrente. Il cartellino rosso invece, lo porto nella tasca destra della giacchetta. Non è la più comoda, considerando anche che io sono destro e che le tasche delle giacchette hanno, solitamente, l'apertura dal lato opposto; ma, nel corso del tempo, ho preso atto che quella è in assoluto la posizione ideale. Il cartellino rosso viene dato d'impeto rarissimamente e quindi, quelle frazioni di secondo in più necessarie per estrarlo, sono comunque utili ad avere più chiaro il quadro della situazioni, ad evitare decisioni eccessivamente istintive ma, soprattutto, danno l'impressione che la decisione sia comunque ragionata e quindi inevitabile.

Tutto questo preambolo comunque interessante per venire poi al dunque dell'episodio divertente. Come detto nelle prime righe, questo sistema di arbitraggio finisce per creare dei veri e propri automatismi così può capitare che si sia talmente di convinti da non accorgersi di un errore a dir poco clamoroso.
Azione a centrocampo, con squadra ospite in svantaggio di un goal che sta forzando per pareggiare. Primo fallo a centrocampo, secondo fallo a centrocampo dopo pochi minuti, al terzo fallo nel giro di cinque minuti scatta l'ammonizione.
Mi avvicino al giocatore di casa, infilo la mano nella tasca destra del pantaloncino ed estraggo il cartellino, il primo del match. Lui alza lo sguardo e, di colpo, mi guarda sbarrando gli occhi. La situazione mi perplime, d'altronde mi sembrava un cartellino giallo inevitabile. Inizio la spiegazione del «è il terzo in pochi minuti...» quando, abbassando il braccio, mi rendo conto d'aver alzato il cartellino rosso!
Avevo invertito i cartellini nelle tasche sin da inizio partita e soltanto ora mi stavo rendendo conto della situazione. 
Tento di spiegare la situazione, infine chiamo a raccolta i due capitani e mi giustifico come posso. Per fortuna la situazione di gioco era talmente chiara che nessuno ha avuto l'idea di un mio ripensamento ma era proprio evidente che si trattava di una banalissima inversione di cartellini.
Come al solito, evitare di perdere il controllo e di credibilità, è necessario per portare a termine il proseguio della partita senza intoppi.
Ammetto però che un po' di condizionamento c'è stato per il resto del match dove, in più di una occasione, ho evitato di alzare altri cartellini. Per fortuna, la partita giunse al termine senza strascichi. Ma non è un caso, se ancora oggi, ad inizio di ogni match, applico un altro automatismo: quello di controllare il colore dei cartellini nelle tasche. 


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