Pagine

sabato 29 novembre 2014

Quella benedetta Domenica

Premetto che non vado particolarmente fiero di ciò che scriverò oggi ma è altresì vero che si tratta di un’esperienza di vita vissuta e, in quanto tale, spero che condividendola possa in qualche modo essere d’aiuto a chi la leggerà.
Chi fa attività nel tempo libero e, soprattutto nei fine settimana, sa perfettamente che questo porta spesso a dover fare alcuni sacrifici e rinunce. Soprattutto nell’ambito sportivo.
Quanti venerdì e sabati sera ci si è dovuti ritirare prima perché il giorno successivo ci sarebbe stato un appuntamento importante?
Ecco, capitava anche al sottoscritto ed a tutti gli arbitri in generale. Avere una partita alle ore 8:00 della Domenica mattina significa irrimediabilmente bruciarsi un sabato sera con gli amici e perdere poi l’intera Domenica soprattutto se il campo non è dei più vicini.
Per anni ho sempre fatto in modo che gli impegni si conciliassero e, devo dire, sono sempre riuscito a far quadrare tutto senza ripercussioni.
Non quel sabato però. Nonostante la designazione fosse arrivata con il solito anticipo, lo stesso anticipo c’era stato anche per una festa di compleanno di un mio amico.

Così, a vent’anni, decidere cosa è davvero prioritario e cosa no non è così facile e, anzi, è molto più facile pensare da spacconi convinti che si possa fare tutto nel miglior modo possibile.
Presi quindi proprio questa decisione. Anche se la partita era alle 8:00 della Domenica, non troppo distante da dove abitavo ed il compleanno era il sabato sera in una discoteca a novanta chilometri di distanza circa, decisi di ottemperare ad entrambi gli impegni.
Fino al compleanno ci sarei andato con un amico, avremmo fatto serata (e mattina assieme) e mi avrebbe poi accompagnato lui al campo (essendo, all’epoca, sprovvisto di mezzo proprio). Finita la partita sarei tornato, come al solito, con i mezzi pubblici.
La serata scivolò via e fu piuttosto divertente e movimentata. Ripartimmo da lì che erano le sei del mattino e senza rinunciare ad una colazione in un bar lì vicino.
Arrivai al campo puntuale, intorno poco prima delle sette ma non certo al massimo della condizione fisica. Anzi, nonostante bevande energetiche e caffè vari, la stanchezza c’era e si faceva sentire.
Ricordo che poggiai il borsone sulla classica panchina di legno da spogliatoio, posai la testa sopra, tipo cuscino e poi fu letteralmente il vuoto.
In meno di cinque secondi mi ero praticamente addormentato su quella panchina come il peggiore dei narcolettici.
A svegliarmi fu qualcuno fuori dallo spogliatoio che cominciò a bussare.
Quando aprii gli occhi, ricordo perfettamente che erano le sette e venti del mattino.
Avevo dormito per venti minuti senza neanche accorgermene.
Fu in quell’istante che capii d’aver fatto veramente una follia. Se la fuori c’era già un dirigente di una delle due società, come potevo presentarmi in quel campo?
Come sarebbe finita quella partita con il sottoscritto in quelle condizioni?
Quando aprii, mi si presentò un collega.
Si, proprio un collega designato anch’esso per la stessa partita.
Non ci volevo credere.
Anche perché arbitravo già da quattro anni e mai m’era capitata una situazione del genere.
Entrambi con la designazione in mano decidemmo di chiamare la sezione per capire come comportarci ma, dentro di me, covavo sempre più la speranza che mi mandassero a casa. Ero stanco, fisicamente messo male ed avrei sicuramente fatto una partita pessima in quelle condizioni.
Dalla sezione si scusarono dicendo che c’era stato un errore e che per quella partita era stato designato il collega.
Non mi passò neanche per l’anticamera del cervello di protestare.
Anzi, dal mio punto di vista, quella Domenica, capitò quasi una specie di miracolo perché non ero davvero nelle condizioni di reggere uno sforzo del genere.
Presi la borsa, salutai il collega, presi il primo mezzo (sul quale mi addormentai di nuovo…) fino ad arrivare, finalmente, a casa.
Non ebbi nemmeno la forza di svestirmi.
Così com’ero, mi lasciai cadere sul letto per risvegliarmi solo nel tardo pomeriggio.
Ammetto che dopo questo miracolo decisi di non sfidare più la sorte. Capii che arbitrare è comunque un impegno che va seguito seriamente visto che nessuno ti obbliga a farlo. E, solo per mia fortuna, quella Domenica, riuscii ad evitare quella che sarebbe sicuramente stata la mia peggiore prestazione di sempre.

Nessun commento:

Posta un commento