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martedì 24 aprile 2012

Gli arbitri e gli appelli...

Questa volta affronterò un argomento che la maggior parte dei non addetti ai lavori ignora del tutto: gli appelli e il controllo dei documenti.
Premetto che io stesso, prima di iniziare la carriera arbitrale, ignoravo l'importanza di questo momento.
La consegna dei documenti e l'appello sono il primo impatto sia per i tesserati che per l'arbitro. Come si suol dire "non esiste una seconda occasione per fare una prima buon impressione".
Ecco, come detto, ciò vale tanto per l'arbitro quanto per i tesserati.

Veniamo al dunque partendo dai tesserati.
La consegna delle distinte, laddove avviene in ritardo nonostante la squadra sia già presente al campo, è già un brutto segnale.
Soprattutto nei campi dove si giocano partite una dietro l'altra, ogni ritardo, finisce per stizzire (anche solo incosciamente) l'arbitro che sa perfettamente che ogni suo ritardo sarà relarguito con mugugni e borbottii dal collega successivo.
Non parliamo poi di distinte scritte in maniera oscena o di documenti dati alla rinfusa...
Questo tipo di sciatteria, se a livello amatoriale ha poca rilevanza, a livello federale è sin da subito un pessimo biglietto da visita.
Veniamo alla compilazione.
Cosa spinge un dirigente a scrivere, secondo voi, sotto la voce CAP della distinta, il codice postale di ogni tesserato???
Perché ad un arbitro (o alla federazione) dovrebbe interessare solamente il codice postale e non tutto l'indirizzo?
Purtroppo capita anche questo. Laddove si dovrebbe semplicemente indicare il CAPITANO e il VICE, in più d'una occasione, mi sono ritrovato un bel elenco di codici postali francamente poco utili.
Veniamo agli appelli.
Questo è in assoluto il momento più importante del prepartita. È qui che si disputa il primo confronto tra arbitro e calciatori. Soprattutto a livello federale, dalla categoria allievi in su, l'arbitro deve dimostrare sin da subito d'avere il polso della situazione.
Non esiste una procedura ideale pertanto io m'appresterò a descrivere la mia che s'è poi evoluta a livello amatoriale divenendo meno formale e più sbrigativa per tutta una serie di ragioni che, un giorno, racconterò.
A livello federale io aspettavo i documenti e le distinte nello spogliatoio. Sollecitavo soltanto se a dieci minuti dall'inizio nessuno si faceva vivo.
Entravo nello spogliatoio, chiamavo il capitano e facevo leggere a lui la distinta.
Io, nel mentre che scorrevano i calciatori, ricontrollavo foto e documenti.
Perché questo?
In primis per dare importanza al capitano. In più, essendo lui del team, difficilmente avrebbe potuto "sbagliare" la pronuncia dei cognomi dei compagni.
Questo è da sempre stato importante per me. L'arbitro che sbaglia un cognome fa allentare la pressione all'interno dello spogliatoio in un momento così chiave che è preferibile evitare.
Così, invece, l'arbitro è immune da errori. 
Veniamo a come si dovrebbe comportare una squadra invece.
Diciamo che è altamente sconsigliato al capitano (ma vale per tutti) uscire dal bagno quando l'arbitro entra e, magari, anche cercare di stringergli la mano senza essersela minimamente lavata. 
Questa cosa, sono certo, non piace a nessun arbitro. Come, a mio avviso, trovo assurdo e forzato quelle squadre che si fanno trovare in "fila indiana" all'appello. Capisco se lo fanno dei ragazzi della categoria giovanissimi su input del loro allenatore ma, vederlo fare a gente di quaranta e più anni in Terza Categoria, sa più di presa per i fondelli che non di serietà.
Così come non è il massimo presentarsi all'appello in mutande o comunque senza essere in divisa completa risulta altrettanto irritante quelli che se ne "fottono" (concedetemi il termine) e continuano allegramente a chiacchierare di quanto ha fatto la loro squadra il giorno prima, com'è andata a lavoro, chi si sono trombati due notti fa...
Insomma, il momento è un momento ufficiale. Possibile che non si riesca a dimostrare un briciolo di distaccata serietà?
Questo, checché se ne dica, influenza l'arbitro. Ammetto che io cerco di non farci caso ma è inevitabile a livello inconscio, credo.
A un giocatore che risulterà presuntuoso sin da quel primo momento, probabilmente, l'arbitro riserverà un trattamento meno magnanimo divenendo, egli stesso, molto più rigido e fiscali nelle proprie decisioni.
Perciò, per quanto possibile, prestate attenzione a questo momento.
Devo ammettere che, comunque, i giocatori e i dirigenti più esperti non si fanno scappare l'occasione per studiare l'arbitro.
Non dimenticherò mai il mio esordio in Terza Categoria. In effetti era la prima volta che avrei arbitrato giocatori più grandi di me. Probabilmente, durante l'appello, mi tradii in qualcosa. Non a caso infatti, non feci in tempo a chiudere la porta che già il dirigente stava dicendo ai suoi: «questo è alle prime armi. Mi raccomando, fate i furbi. Chiamate le rimesse e tutti i falli».
Ora, il dirigente, ci aveva azzeccato in pieno. Diciamo che sarebbe stato preferibile per lui aspettare almeno cinque minuti e non farsi sentire a pronunciare tali affermazioni. Inevitabilmente partii abbastanza premunito contro di loro con la consapevolezza che, se potevano fregarmi, lo avrebbero fatto.
L'esordio passò indenne, comunque. Non feci la migliore partita della mia vita ma, per essere un esordio, arbitrai più che dignitosamente. Almeno così mi disse l'osservatore dell'occasione...
In conclusione quindi non sottovalutate aspetti di un prepartita che, forse, sono lasciati spesso alla superficialità quando anche questi dovrebbero essere adeguatamente curati. 
Perché le partite si vincono in campo ma, le brutte figure, si dovrebbero evitare anche al di fuori dello stesso.
Alla prossima!

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